MISURA DEL RADON

Il Radon è un gas radioattivo inodore, incolore e insapore. Esso è di origine naturale e quindi implicitamente normale e, quindi, non direttamente connesso ad attività tecnologico-produttive. Sin dal 1988, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha accertato che l’esposizione della popolazione al Radon negli ambienti chiusi rappresenta, dopo il fumo di sigaretta, il maggiore fattore di rischio di cancro ai polmoni. Pertanto, il Radon è considerato dall’OMS un agente cancerogeno del Gruppo 1, cioè come una sostanza avente accertata oncogenicità.

In Italia, la rilevanza dell’esposizione della popolazione al Radon è stata presa in considerazione nell’ambito del Piano Sanitario Nazionale 1998-2000, in cui viene registrata una incidenza di tumori polmonari, attribuibili al Radon, pari al 5-20% rispetto alle altre cause. Ciò significa che il Radon può essere ritenuto direttamente responsabile di circa 1.800-7.200 casi all’anno di patologie tumorali del polmone. Riguardo ad altri possibili effetti sanitari, i risultati di studi oncologici hanno indicato un effetto del Radon in relazione ad altri tipi di tumore e a leucemie.

LA GEOTEST, OLTRE ALLE MISURE DEI LIVELLI DI CONCENTRAZIONE IN TUTTI GLI AMBIENTI, OFFRE UNA VASTA GAMMA DI SUGGERIMENTI TECNICI PER LA RIDUZIONE DEL RISCHIO DA ESPOSIZIONE AL GAS RADON.

CARATTERISTICHE DEL RADON
Il Radon (222Rn) è un elemento radioattivo naturale, caratterizzato da una emivita di circa 4 giorni. Il Radon discende dal Radio-226 (226Ra, con emivita pari a 1.600 anni), attraverso la catena di decadimento che ha l’Uranio-238 (238U, con emivita di 4,5 miliardi di anni) come capostipite, uno dei radioisotopi naturali più diffusi nella crosta terrestre (in media 3 p.p.m.).
Differentemente dagli altri isotopi della serie dell’238U, il Radon è l’unico elemento a risultare gassoso in condizioni normali di temperatura e pressione. Lo stesso, inoltre, risulta instabile, poiché decade in una progenie a vita breve allo stato solido, come, ad esempio il Polonio-218 (218Po) ed il Polonio-214 (214Po), entrambi di notevole interesse per la radioprotezione delle persone esposte, in quanto forniscono una dose radiologicamente significativa all’epitelio respiratorio. Dal punto di vista chimico, il Radon appartiene all’VIII Gruppo della Tavola Periodica ed è, quindi, un gas nobile, incolore, inodore, insapore e quasi inerte. A differenza degli altri gas nobili, però, il Radon risulta essere il più pesante e caratterizzato da punti di ebollizione e di fusione più elevati e da pressione e temperatura critiche maggiori.

FONTI DI PRODUZIONE, UNITÀ DI MISURA E COMPORTAMENTO
La principale fonte di produzione di Radon negli ambienti naturali è il suolo (Radon-soil gas), dove esso si produce in seguito al processo di decadimento del 226Ra, che avviene all’interno dei grani o cristalli di roccia, secondo un processo denominato emanazione. Nel Sistema Internazionale (SI), l’unità di misura della radioattività del Radon è il Becquerel (simbolo Bq), utilizzato per misurare la radioattività di una qualsiasi sostanza radioattiva, sia naturale che artificiale, e definito come l’attività di una quantità di materiale in cui si verifica un decadimento nucleare al secondo. Una concentrazione di 100 Bq/m3 significa, quindi, che 100 atomi si disintegrano ogni secondo in 1 m3 di materiale o ambiente. Negli ambienti chiusi, come abitazioni e luoghi di lavoro, il Radon, essendo più pesante dell’aria (circa 7 volte), tende ad accumularsi e può raggiungere anche concentrazioni elevate.
La principale causa di ingresso del Radon in un ambiente chiuso è sostanzialmente associata alla esistenza di una differenza di pressione tra l’interno e l’esterno delle abitazioni, insieme alla presenza nelle strutture di fondazione ed in elevazione di microfratture, giunzioni parete-solaio e tubazioni, che costituiscono le vie di accesso preferenziali agli ambienti interni. È stato accertato, infatti, che le fonti di ingresso per il Radon all’interno di un edificio (Radon Indoor) sono: il suolo di fondazione o di terrapieno (fonte principale); i materiali da costruzione; l’acqua degli impianti idropotabili e sanitari; le forniture di gas naturale per uso domestico. A livello regionale o locale, quindi, ai fini del rilascio del radon, è importante il contenuto di uranio delle rocce e dei terreni presenti, così come la natura dei materiali da costruzione: è più facile che contengano radon i terreni granitici e vulcanici, così come le argille contenenti alluminio. Ovviamente ci sono eccezioni: si possono trovare elevati contenuti di Uranio in terreni sedimentari, o radon in suoli calcarei.

EFFETTI SANITARI
L’inalazione del Radon e dei suoi “figli” può generare un danno al DNA dei tessuti polmonari, a causa dell’elevata energia rilasciata ad essi dalle particelle α emesse durante il loro decadimento radioattivo. Il passaggio di una particella alfa attraverso il nucleo della cellula può causare cambiamenti nel genoma, cioè mutazioni. Una parte di questi danni biologici viene riparata da appositi meccanismi cellulari, mentre quella non riparata, col tempo, può trasformarsi in tumore. Negli ultimi decenni sono stati sviluppati diversi modelli di valutazione dell’aumento di rischio di tumore polmonare, i quali dimostrano l’esistenza di un’evidente relazione lineare tra rischio di tumore polmonare ed esposizione a concentrazioni crescenti di Radon.
L’United Nation Scientific Committee on the Effects of Atomic Radiations UNSCEAR afferma che il radon è responsabile approssimativamente del 50% della dose efficace media annuale alla quale è sottoposto un individuo della popolazione mondiale per effetto delle esposizioni a radiazioni naturali e di circa il 43% della dose efficace media annuale per tutti i tipi di esposizioni. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), ha valutato la cancerogenicità del radon nel 1988 e lo ha inserito nel gruppo 1, in cui, attualmente, sono classificate le 75 sostanze, miscele o condizioni di esposizione che sono state riconosciute come cangerogene per gli esseri umani. L’ EPA (Agenzia Americana per l’Ambiente) ha inserito il radon nel gruppo A, in cui sono classificate le sostanze definite come cancerogene. Anche in Italia, la rilevanza dell’esposizione della popolazione al Radon è stata presa in considerazione nell’ambito del Piano Sanitario Nazionale 1998-2000: il Radon può essere ritenuto direttamente responsabile di circa 1.800-7.200 casi all’anno di patologie tumorali del polmone. Riguardo ad altri possibili effetti sanitari, i risultati di studi oncologici hanno indicato un effetto del Radon in relazione ad altri tipi di tumore e a leucemie.

NORMATIVA – VALORI SOGLIA
Governi e istituzioni intergovernative hanno emanato diverse norme, finalizzate alla riduzione del rischio da esposizione al Radon nei luoghi di lavoro e nelle abitazioni. L’EPA (Agenzia Americana per l’Ambiente) definisce in 148 Bq/m3 il limite oltre il quale è consigliabile prevedere tecniche per la riduzione del Radon. Infatti, negli Stati Uniti le abitazioni con un tenore di Radon superiore a tale soglia sono praticamente invendibili. Con la Raccomandazione della Commissione Europea del 21 febbraio 1990 sulla tutela della popolazione contro l’esposizione al radon in ambienti chiusi (90/143/EURATOM), la Comunità Europea, ha indicato due valori di riferimento: 400 Bq/m3, per le abitazioni già esistenti e 200 Bq/m3, per le abitazioni di futura edificazione. Nello stesso tempo, la Comunità Europea ha anche raccomandato, nel primo caso, l’adozione di misure correttive allorquando il livello venga superato e, nel secondo caso, l’uso di appropriate tecniche di prevenzione per garantire il mantenimento del valore raccomandato. In seguito, per gli ambienti di lavoro, la Direttiva Europea 96/29/EURATOM ha regolato l’esposizione a sorgenti naturali di radiazioni ionizzanti ed ha chiesto agli Stati Membri di individuare le attività lavorative a rischio, eseguire adeguati controlli ed imporre, conseguentemente, limiti all’utilizzo degli ambienti a rischio. L’Italia ha recepito questa norma nel maggio 2000 con D.Lgs n. 241, che ha integrato il D.L. 17.03.1995, n. 230. Al capo III bis, concernente “Esposizioni da attività lavorative con particolari sorgenti naturali di radiazioni”, il D.Lgs n. 241/00 individua come ambiti applicativi le a) “Attività lavorative durante le quali i lavoratori e, se del caso, persone del pubblico sono esposti a prodotti di decadimento del Radon in luoghi di lavoro quali tunnel, sottovie, catacombe, grotte e, comunque, in tutti i luoghi di lavoro sotterranei”; b) “Attività lavorative ... in luoghi di lavoro ... in zone ben identificate o con caratteristiche ben determinate, dove la concentrazione di Radon media annua non deve superare i 500 Bq/m3”. L’Art. 10-ter comma 2 della normativa, infine, indica la obbligatorietà dell’individuazione da parte delle Regioni delle Aree a diverso Potenziale di Radon Esalato (A.P.R.E.), le cosiddette Radon-prone Areas, entro il 31/08/2005. La maggior parte delle Regioni non hanno, al momento, ottemperato all’individuazione delle suddette aree, nei tempi e nei modi definiti dalla normativa. Chiunque abiti in una zona presumibilmente a rischio dovrebbe effettuare una verifica della concentrazione di Radon nell'ambiente domestico. Dal momento che elevate concentrazioni di Radon sono particolarmente dannose per i bambini, sarebbe auspicabile che anche nel nostro paese le scuole di ogni ordine, ma in particolare le materne, elementari e medie, fossero monitorate come già accade in altri paesi.

COME SI MISURA IL RADON
Poiché il RADON è un gas incolore ed inodore, i suoi effetti non sono direttamente avvertibili dai sensi dell’uomo. Oggi è possibile però risalire alla presenza di Radon principalmente con due tipi di dispositivi: 1. Rivelatori Passivi; 2. Rivelatori Attivi. Per Rivelatori Passivi si intendono tra l’altro, pellicole sensibili alla radiazione Alfa che si scalfiscono quando colpite dalla radiazione. Sono economici, ma poco precisi. I Rilevatori attivi sono costituiti da dispositivi elettronici in grado di rilevare in continuo la presenza di Radon in tutti gli ambienti. Essi vengono usati per ottenere determinazioni accurate.

LO STRUMENTO UTILIZZATO
Le misure sul campo e quelle indoor vengono effettuate dalla Geotest utilizzando una strumentazione portatile di tipologia attiva per la spettrometria alfa della progenie a vita breve del Radon con sonda anche per il suolo - Monitore per Radon PQ2000 Pro - AlphaGUARD della GENITRON - Germania. Lo strumento, oltre alla concentrazione del Radon gas, misura i parametri ad essa correlabili: temperatura, umidità relativa e pressione atmosferica. Il rivelatore è costituito da: camera a ionizzazione associata a spettrometro alfa tridimensionale ed analizzatore DSP (Digital Signal Processing) per il riconoscimento della forma specifica degli impulsi dovuti al Radon. La presenza dello spettrometro alfa e dell’analizzatore DSP rende lo strumento insensibile a raggi X-gamma-cosmici, nonchè al tritio ed ai gas nobili (come 133Xe). Lo strumento non è soggetto ai campi magnetici (EMI) ed all’umidità relativa nell’intero range da 0 al 100%. Sensibilità: 1cpm a 20 Bq/m3. Fondo proprio: minore di 1 Bq/m3. Range di misura: da 2 Bq/m3 a 2.000.000 Bq/m3. Modi di funzionamento: per diffusione gassosa naturale oppure a flusso con pompa a portata variabile e calibrata. Accumulo in memoria della misure effettuate: ogni 10 minuti (capacità di memoria 21 giorni) oppure ogni ora (capacità 4 mesi); ogni minuto, nel modo di funzionamento a flusso. Controllo continuo ed automatico della qualità delle misure (data QA) e del sistema (system QA). Qualità del Sistema: tutti i parametri importanti della macchina, ad ogni ciclo di misura, vengono controllati per verificare che siano entro la loro banda di tolleranza. Qualità dei Dati: ad ogni ciclo di misura viene analizzato lo spettro alfa per verificare il corretto funzionamento del rivelatore e dell’elettronica. Stabilità a lungo termine della calibrazione: entro l’1% per 5 anni.

LA GEOTEST OFFRE UNA VASTA GAMMA DI SUGGERIMENTI TECNICI PER LA RIDUZIONE DEL RISCHIO DA ESPOSIZIONE AL GAS RADON.

 

       
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